Tanti anni fa ho incontrato un uomo che mi cambiò la vita. Era Giorgio La Pira, sindaco di Firenze. Fu lui a farmi conoscere la profezia di Isaia, il sogno di un mondo in cui le armi non saranno più costruite e gli uomini non si eserciteranno più nell’arte della guerra. L’Arsenale della Pace è nato andando dietro a queste parole. Non è utopia, ma un cammino che richiede impegno, disponibilità, scelte di vita.

Perché la pace non è un sorriso, non è un sentimento zuccheroso, ma un fatto.

E l’unica pace possibile è quella che passa dalle opere di giustizia. Oggi il mondo non ha bisogno di pacifismo, ma di pacificatori, operatori di pace capaci di compiere gesti concreti ogni giorno, pronti a chiedere e a dare perdono. Chi fa la pace è come una foresta di bene che cresce solida e rigogliosa, senza clamori, senza rumori. È come un pezzo di pane che tutti possono spezzare e mangiare. È come il sole: tutti sanno che c’è, anche quando nuvole tempestose lo nascondono alla vista. È la pace di cui parlava anche Giovanni XXIII nella Pacem in Terris, una pace possibile, “fondata sulla verità, sulla giustizia, sull’amore, sulla libertà”.

Un ministero della Pace ce lo ricorderebbe, ma sarebbe soprattutto un segno di cambiamento per costruire un mondo che nei nostri sogni, nel nostro cuore, nei nostri ideali esiste già.

Ernesto Olivero

Fondatore del Sermig Arsenale della Pace