Il Sondaggio

Per avere un riscontro sul livello di favore che la proposta di istituzione di un Ministero della Pace trova tra l’elettorato italiano, è stata realizzata un’indagine rivolta a un campione rappresentativo degli elettori italiani commissionata dalla Comunità Papa Giovanni XXIII e realizzata dalla Società Demetra, con la collaboriazione dell’Università di Padova. (cfr. “Nota metodologica”) Agli intervistati è stato proposto un questionario articolato in cinque aree tematiche e composto da 38 domande. Oltre a verificare il “polso della gente” rispetto al livello di adesione alla proposta del nuovo ministero e delle sue competenze, le domande hanno riguardato anche orientamenti più generali, in particolare:

Il giudizio sul ruolo degli attori internazionali nella gestione e prevenzione dei conflitti armati;
Le concezioni della guerra e della pace nonché la fattibilità sul campo della mediazione nonviolenta dei conflitti, della riduzione delle spese militari e della riconversione dell’industria delle armi;
La valutazione sulle missioni italiane all’estero e sull’impegno dei Corpi civili di pace e del Servizio Civile;
Il tema della sicurezza nelle aree metropolitane del Paese;
La sensibilità verso i temi della pace, della mediazione nonviolenta e dei diritti umani.

In tempi in cui i sondaggi di opinione richiamano l’attenzione sul dilagare di un senso di insicurezza e paura, la nostra indagine rileva che quest’ultimo si accompagna a un altrettanto forte sentimento di coesione e di giustizia sociale.

Oggi, la buona maggioranza degli italiani condivide la possibile istituzione di un Ministero della Pace, che questo sia una struttura con un proprio corpo civile di pace capace e con specifiche competenze nella mediazione dei conflitti, a livello internazionale e locale. E che l’esperienza del servizio civile vada mantenuta e potenziata.

In tempi di richieste di semplificazione della struttura di governo, questo ampio appoggio a un nuovo Ministero non va affatto sottovalutato. Come non va sottovalutato che la maggioranza degli italiani è convinta si debbano rafforzare le capacità di gestione dei conflitti delle organizzazioni democratiche internazionali.

La domanda alla politica e alle sue istituzione da parte dei cittadini è di sapersi far carico di nuovi percorsi e di nuove proposte non centrate sulla “paura”, ma su pratiche di pace e solidarietà.

Prof. Valerio Belotti
Docente di “Metodologia e tecniche per la ricerca sociale” Università di Padova.
Esperto in Politiche sociali per i bambini.

Il sondaggio ci dice che l’Italia dovrà promuovere la ratifica del trattato internazionale per la messa al bando delle armi nucleari, ridurre la produzione e il commercio di armi, riconvertire l’industria bellica, dare attuazione dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, realizzare programmi di educazione e formazione alla pace e ai diritti umani, istituzionalizzare i Corpi Civili di Pace quale strumento di trasformazione nonviolenta dei conflitti.

Gli italiani chiedono inoltre una ONU e una Europa più forti ma anche più democratici.

Antonio Papisca ci ricordava sempre che “la pace non è il suo nome ma ciò che la fa, la pace è verbo più che sostantivo, la pace impossibile è l’unica possibile”.

Prof. Marco Mascia
Direttore Centro di Ateneo per i Diritti Umani “Antonio Papisca”
Università di Padova

Un “discorso di pace” non si esaurisce nelle buone intenzioni, ma in una serie di pratiche e atteggiamenti che convergono nel crearne le condizioni.

L’indagine lo dimostra chiaramente: oltre al largo appoggio alla costituzione di un Ministero della Pace, infatti, sono molto ampi anche i riscontri favorevoli a una formazione alla pace; fatta di programmi scolastici, di amministratori e politici formati alla pace; di forze dell’ordine e militari in grado di padroneggiare anche i metodi nonviolenti. Insomma, una costruzione complessiva, tesa a fornire al “discorso di pace” solidi appoggi su cui reggersi.

La ricerca, quindi, apre con grande evidenza a un processo sistemico che faccia della pace un obiettivo agito convintamente, di lungo termine; un obiettivo che – dati alla mano – è nelle corde di molti, da cogliere e da concretizzare.

Davide Girardi

Docente di “Introduzione alla Sociologia” presso l’Università di Padova
Coordinatore di ricerca del Dipartimento di Pedagogia dell’Università IUSVE

LE OPINIONI DEGLI ITALIANI

1 – La sicurezza e la paura: una nuova prospettiva di intervento?

Il 60% degli intervistati sostiene che la presenza militare nelle aree metropolitane a rischio debba essere potenziata.

Con maggior consenso, il 69% degli intervistati ritiene utile, nelle aree a rischio, l’intervento di civili esperti in pratiche nonviolente di mediazione dei conflitti sociali.

L’impiego di giovani in Servizio Civile potrebbe essere utile per promuovere la pace sociale attraverso azioni di prevenzione e riduzione della violenza sociale e culturale.

Attualmente in alcune aree metropolitane a rischio è prevista la presenza di militari. Secondo lei questa presenza dovrebbe essere:

Potenziata

Lasciata così com’è

Ridotta

Non sa / Non risponde

Secondo lei, nelle stesse aree sarebbe utile un intervento di civili esperti in pratiche non violente di mediazione dei conflitti sociali?

Molto

Abbastanza

Poco

Per niente

Non sa / Non risponde

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2 – Più Onu ed Europa nella gestione e prevenzione dei conflitti.

Particolarmente significativo il fatto che sei italiani su dieci ritengono necessario potenziare il ruolo dell’ONU e dell’UE nella gestione e prevenzione dei conflitti armati.

L’impegno deve essere oggi profuso sulla via istituzionale alla pace, una via fatta di dialogo, negoziato, cooperazione, paziente confronto delle varie posizioni in campo e, allo stesso tempo, di ferma difesa della legalità internazionale.

Per far funzionare il sistema di sicurezza collettiva occorre favorire la legittimazione diretta degli organi che decidono in sede sopranazionale e più partecipazione popolare alla presa delle decisioni attraverso avviando una moratoria sull’uso del potere di veto dei membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’Onu

L’unica alternativa possibile è restituire autorità alle legittime Istituzioni Internazionali.

Secondo lei, il ruolo dell’Onu nella gestione e prevenzione dei conflitti armati dovrebbe essere:

Potenziato

Lasciato così com’è

Ridotto

Non sa / Non risponde

Secondo lei, il ruolo dell’Unione Europea nella gestione e prevenzione dei conflitti armati dovrebbe essere:

Potenziato

Lasciato così com’è

Ridotto

Non sa / Non risponde

Secondo lei, il ruolo dell’Italia nella gestione e prevenzione dei conflitti armati dovrebbe essere:

Potenziato

Lasciato così com’è

Ridotto

Non sa / Non risponde

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3 – Non esistono guerre giuste.

Per l’85% degli italiani non esistono “guerre giuste” ed il potenziamento e la democratizzazione delle istituzioni internazionali multilaterali, va accompagnata con la riduzione delle spese militari (secondo il 79% degli intervistati) e la graduale riconversione dell’industria bellica (76%).

Questi dati imporrebbero la immediata cessazione della produzione di bombe nello stabilimento RWM di Domusnovas in Sardegna, destinate all’Arabia Saudita, ed utilizzate per bombardare lo Yemen dove, secondo l’ONU, si sta vivendo la più grave crisi umanitaria al mondo.

Anche il nostro Paese deve ratificare il Trattato per la proibizione delle armi nucleari, adottato dalla Conferenza delle Nazioni Unite il 7 luglio 2017, e assumere un ruolo di neutralità attiva al fine di costruire l’ordine di pace positiva che è enunciato dall’articolo 28 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e che è ulteriormente specificato dalla Dichiarazione delle Nazioni Unite sul Diritto alla Pace

A suo parere, in linea teorica possono esistere delle “guerre giuste”?

Non sa / Non risponde

Secondo lei, ci sono oggi le condizioni In Italia per diminuire le spese militari?

Si, senza dubbio

Si, ma non c’è volonta di farlo

Non sa / Non risponde

Nel nostro Paese ci sono aziende che fabbricano ed esportano armi. Secondo lei questa produzione dovrebbe essere?

Potenziata

Lasciata così com’è

Gradualmente riconvertita in altri settori

Non sa / Non risponde

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4 – L’importanza dell’educazione e della formazione alla pace e ai diritti umani.

Il 90% degli intervistati è favorevole a inserire nei programmi scolastici l’educazione alla pace, ai diritti umani e alla nonviolenza.

Il 90% pensa che il metodo nonviolento e il paradigma dei diritti umani debba essere inserito nella formazione delle forze dell’ordine; l’89% ritiene opportuna la stessa formazione di base dei militari e l’86% ritiene che dovrebbe esser parte della formazione culturale degli amministratori pubblici.

Questi dati sono in piena sintonia con la Dichiarazione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite del 19 dicembre 2011 sull’educazione e la formazione ai diritti umani che invita i governi ad assicurare una adeguata formazione del personale della pubblica amministrazione, dei magistrati, del personale di polizia e militare, nella materia dei diritti umani, nonché promuovere una adeguata formazione ai diritti umani degli insegnanti, dei formatori e di altri educatori che agiscono a nome dello Stato.

Il Ministero della Pace avrebbe il compito di promuovere un piano d’azione nazionale per dare attuazione a quanto previsto dalla Dichiarazione delle Nazioni Unite.

In che misura lei sarebbe favorevole a inserire nei programmi scolastici dell’obbligo un insegnamento sull’educazione alla pace, ai diritti umani e alla nonviolenza?

Molto

Abbastanza

Poco

Per niente

Non sa / Non risponde

In che misura sarebbe utile formare le forze dell’ordine (polizia, carabinieri) ai diritti umani e alla gestione nonviolenta dei conflitti?

Molto

Abbastanza

Poco

Per niente

Non sa / Non risponde

In che misura sarebbe utile formare le forze armate ai diritti umani e alla gestione nonviolenta dei conflitti?

Molto

Abbastanza

Poco

Per niente

Non sa / Non risponde

E gli amministratori pubblici locali, regionali e nazionali ai diritti umani e alla gestione nonviolenta dei conflitti?

Molto

Abbastanza

Poco

Per niente

Non sa / Non risponde

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5 – La sensibile adesione all’istituzione di un Ministero della Pace.

Il 66% degli italiani è favorevole all’istituzione del Ministero della Pace, dedicato a promuovere, a sviluppare e a coordinare le attività di prevenzione e di mediazione nonviolenta dei conflitti.

Tre italiani su quattro ritengono che questo Ministero debba avere un ruolo attivo e propositivo, a livello nazionale, europeo ed internazionale.

Ll’81% dei favorevoli ad istituire il Ministero della Pace, ritiene che debba essere dotato di un corpo civile di pace specializzato e finalizzato a implementare gli obiettivi fondativi del Ministero.

Potenziare (48%) e mantenere (30%) l’attuale esperienza dei giovani italiani che attraverso i CCP ed il Servizio Civile nei contesti di conflitto attuano, per conto dello Stato, attività nonviolente di promozione della pace e di tutela dei diritti umani.

Sarebbe favorevole a istituire uno specifico Ministero della Pace per promuovere e coordinare le attività di prevenzione della violenza e dei conflitti sociali?

Molto

Abbastanza

Poco

Per niente

Non sa / Non risponde

Sarebbe favorevole che questo Ministero disponesse di un proprio corpo civile di pace esperto nella prevenzione e gestione nonviolenta dei conflitti e nei diritti umani?

Molto

Abbastanza

Poco

Per niente

Non sa / Non risponde

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Nota metodologica.

L’indagine è stata progettata e diretta dal punto di vista scientifico, su richiesta della Comunità Papa Giovanni XXIII, dal Centro di Ateneo per i Diritti Umani dell’Università di Padova “Antonio Papisca”. L’indagine è stata diretta dai Professori Valerio Belotti, Davide Girardi e Marco Mascia. La popolazione di riferimento è costituita dalla popolazione adulta residente in Italia in possesso di telefonia fissa, mobile o iscritta al Panel online Opinioni.net. Il sondaggio è stato realizzato, via Cati, Cami e Cawi, dalla società Demetra di Venezia tra il 30 gennaio e il 5 febbraio 2018 (supervisore Marco Fornea). Il campione di intervistati di 1.024 persone (rifiuti/sostituzioni: 8.675) è rappresentativo della popolazione di riferimento per genere, fascia di età, zona geografica e dimensione comunale (margine massimo di errore al livello fiduciario del 95%: 3,05%). I dati sono stati successivamente ponderati anche in base al titolo di studio e sono stati trattati ed elaborati in forma anonima. La documentazione completa è disponibile su www.agcom.it.

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LE OPINIONI DEGLI ITALIANI

1 – La sicurezza e la paura: una nuova prospettiva di intervento?

Attualmente in alcune aree metropolitane a rischio è prevista la presenza di militari. Secondo lei questa presenza dovrebbe essere:

Secondo lei, nelle stesse aree sarebbe utile un intervento di civili esperti in pratiche non violente di mediazione dei conflitti sociali?

2 – Più Onu ed Europa nella gestione e prevenzione dei conflitti.

Secondo lei, il ruolo dell’Onu nella gestione e prevenzione dei conflitti armati dovrebbe essere:

Secondo lei, il ruolo dell’Unione Europea nella gestione e prevenzione dei conflitti armati dovrebbe essere:

Secondo lei, il ruolo dell’Italia nella gestione e prevenzione dei conflitti armati dovrebbe essere:

3 – Non esistono guerre giuste.

A suo parere, in linea teorica possono esistere delle “guerre giuste”?

Secondo lei, ci sono oggi le condizioni In Italia per diminuire le spese militari?

Nel nostro Paese ci sono aziende che fabbricano ed esportano armi. Secondo lei questa produzione dovrebbe essere?

4 – L’importanza dell’educazione e della formazione alla pace e ai diritti umani.

In che misura lei sarebbe favorevole a inserire nei programmi scolastici dell’obbligo un insegnamento sull’educazione alla pace, ai diritti umani e alla nonviolenza?

In che misura sarebbe utile formare le forze dell’ordine (polizia, carabinieri) ai diritti umani e alla gestione nonviolenta dei conflitti?

In che misura sarebbe utile formare le forze armate ai diritti umani e alla gestione nonviolenta dei conflitti?

E gli amministratori pubblici locali, regionali e nazionali ai diritti umani e alla gestione nonviolenta dei conflitti?

5 – La sensibile adesione all’istituzione di un Ministero della Pace.

Sarebbe favorevole a istituire uno specifico Ministero della Pace per promuovere e coordinare le attività di prevenzione della violenza e dei conflitti sociali?

Sarebbe favorevole che questo Ministero disponesse di un proprio corpo civile di pace esperto nella prevenzione e gestione nonviolenta dei conflitti e nei diritti umani?

Nota metodologica.

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